EMERGENZA
Home2050: la guerra dell'acqua
Il problema dello scioglimento dal basso della calotta artica, causato appunto dall'innalzamento della temperatura dell'acqua sottostante, è una delle cause che potrebbe portare all'estinzione i ghiacciai artici nel periodo estivo entro il 2050. E la velocità con il quale questo fenomeno sembra intensificarsi esponenzialmente è causata oltremodo dalla progressiva riduzione dell'effetto "specchio solare" della superficie bianca del ghiaccio, a favore di quella scura delle acque oceaniche. Un fattore questo che ne raddoppia la velocità rispetto al fenomeno globale del surriscaldamento. Di conseguenza l'intera massa del ghiaccio artico si riverserebbe, in un devastante effetto domino, in tutti gli oceani del pianeta causando l'arretramento dei litorali costieri. Città come Alessandria d'Egitto, Miami, New York, Osaka, Rio de Janeiro, Shanghai, Tokyo, e tutte le altre megalopoli che si affacciano direttamente sul mare, verrebbero letteralmente sommerse obbligando l'esodo di almeno 500 milioni di abitanti verso l'entroterra.
Analogamente, per quello che già accade nella calotta artica, è iniziato anche nelle grandi catene montuose del pianeta dove la riduzione dei ghiacciai, e il conseguente rischio d'estinzione degli stessi, provocherebbe una vera e propria catastrofe degli approvvigionamenti idrici urbani generando una vera e propria tensione geopolitica tra le nazioni confinanti che condividono gli stessi sistemi fluviali. Basti pensare che solo i ghiacciai himalayani forniscono le risorse idriche ad almeno un miliardo di persone nel quadrante sud asiatico del nostro pianeta. Risorse che potrebbero venire a mancare nell'arco di sole due generazioni e che si andrebbero ad aggiungere all'innalzamento delle acque oceaniche. Non c'è più tempo da perdere.
L'impronta di carbonio (Carbon footprint), generata sostanzialmente dalle attività umane, è la principale causa di un disastro annunciato i cui meccanismi potrebbero essere irreversibili se le nazioni non tengono fede agli accordi globali già intrapresi, - come l'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, (o il recente accordo delle Nazioni Unite sulla protezione degli Oceani) -,e se ognuno di noi non cambi rapidamente il proprio stile di vita, sia a livello del proprio fabbisogno idrico, sia a livello di tutta una sfera di comportamenti antropomorfi che includerebbero l'alimentazione, gli spostamenti e il consumismo stesso di prodotti scarsamente riciclabili (performative environmentalism).
Questo non significa però geolocalizzare il problema solo in determinate aree del pianeta, spostandone di conseguenza le problematiche ambientali nelle zone più povere, e mi riferisco all'emisfero sud del nostro pianeta. Un esempio potrebbe essere l'elettrificazione del parco automobilistico circolante nell'unione europea, cedendone di conseguenza l'usato a motore termico soprattutto nel continente africano. Stiamo parlando di un contesto mondiale di circa un miliardo di autoveicoli che arriverebbe a superare i 2,5 miliardi nei prossimi decenni.
Sarebbe a dire come spostare il problema sotto il tappeto non risolvendo di fatto l'aggravarsi dei macro trend globali. Certo che da qualche parte bisogna pur iniziare ma temo che ormai i protocolli internazionali non possano più essere sufficienti se a cambiare non sia anche lo stile di vita di ciascun singolo individuo, inteso come ingranaggio imprescindibile di un'intero meccanismo ormai arrugginito.
Stefano Mitrione - Tracking Planet - U2050
Analogamente, per quello che già accade nella calotta artica, è iniziato anche nelle grandi catene montuose del pianeta dove la riduzione dei ghiacciai, e il conseguente rischio d'estinzione degli stessi, provocherebbe una vera e propria catastrofe degli approvvigionamenti idrici urbani generando una vera e propria tensione geopolitica tra le nazioni confinanti che condividono gli stessi sistemi fluviali. Basti pensare che solo i ghiacciai himalayani forniscono le risorse idriche ad almeno un miliardo di persone nel quadrante sud asiatico del nostro pianeta. Risorse che potrebbero venire a mancare nell'arco di sole due generazioni e che si andrebbero ad aggiungere all'innalzamento delle acque oceaniche. Non c'è più tempo da perdere.
L'impronta di carbonio (Carbon footprint), generata sostanzialmente dalle attività umane, è la principale causa di un disastro annunciato i cui meccanismi potrebbero essere irreversibili se le nazioni non tengono fede agli accordi globali già intrapresi, - come l'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, (o il recente accordo delle Nazioni Unite sulla protezione degli Oceani) -,e se ognuno di noi non cambi rapidamente il proprio stile di vita, sia a livello del proprio fabbisogno idrico, sia a livello di tutta una sfera di comportamenti antropomorfi che includerebbero l'alimentazione, gli spostamenti e il consumismo stesso di prodotti scarsamente riciclabili (performative environmentalism).
Questo non significa però geolocalizzare il problema solo in determinate aree del pianeta, spostandone di conseguenza le problematiche ambientali nelle zone più povere, e mi riferisco all'emisfero sud del nostro pianeta. Un esempio potrebbe essere l'elettrificazione del parco automobilistico circolante nell'unione europea, cedendone di conseguenza l'usato a motore termico soprattutto nel continente africano. Stiamo parlando di un contesto mondiale di circa un miliardo di autoveicoli che arriverebbe a superare i 2,5 miliardi nei prossimi decenni.
Sarebbe a dire come spostare il problema sotto il tappeto non risolvendo di fatto l'aggravarsi dei macro trend globali. Certo che da qualche parte bisogna pur iniziare ma temo che ormai i protocolli internazionali non possano più essere sufficienti se a cambiare non sia anche lo stile di vita di ciascun singolo individuo, inteso come ingranaggio imprescindibile di un'intero meccanismo ormai arrugginito.
Stefano Mitrione - Tracking Planet - U2050
Soluzioni a carattere individuale "performative environmentalism"
- Ridurre drasticamente lo spreco delle proprie risorse idriche
- Preferire le risorse energetiche rinnovabili
- Ridurre il consumo di carne
- Ottimizzare gli spostamenti preferendo il trasporto pubblico
- Attivare una politica del riciclo a livello locale
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